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La parola del lungo giorno di Tor Vergata – ma, più in generale, dell’intera esperienza del Giubileo dei Giovani – è ‘scelta‘.

Perché, come descritto magnificamente da Papa Leone XIV nella prima parte della veglia di preghiera di sabato 2 agosto, “La scelta è un atto umano fondamentale. Osservandolo con attenzione, capiamo che non si tratta solo di scegliere qualcosa, ma di scegliere qualcuno. Quando scegliamo, in senso forte, decidiamo chi vogliamo diventare. La scelta per eccellenza, infatti, è la decisione per la nostra vita: quale uomo vuoi essere? Quale donna vuoi essere?“.

La scelta di un percorso di studi, la scelta di impegnarsi in una relazione, la scelta di un lavoro. Ma anche la scelta di prendersi un tempo per sé, un tempo in qualche modo diverso, come il tempo trascorso durante l’esperienza del Giubileo. Un tempo, cioè, che possa aiutare, con speranza, a mettere a tema la propria vita, a fermarsi ma per ripartire con maggiore consapevolezza, a ritrovare un senso che spesso, nella quotidianità, sembra essere offuscato o addirittura svanire.

Dopotutto, “scegliere significa anche rinunciare ad altro, e questo a volte ci blocca“.  E allora “Per essere liberi” – ha proseguito Papa Leone – “occorre partire dal fondamento stabile, dalla roccia che sostiene i nostri passi. Questa roccia è un amore che ci precede, ci sorprende e ci supera infinitamente: è l’amore di Dio. Perciò davanti a Lui la scelta diventa un giudizio che non toglie alcun bene, ma porta sempre al meglio.
Ogni scelta, infatti, grande o piccola che sia, è un passo, un movimento nella propria vita. Scegliere è imboccare una direzione, è (anche) sbagliare, è ricordare. Scegliere è il coraggio di lasciarsi alle spalle qualcosa, non fingendo che non sia mai esistito, che non sia mai stato. Ma, al contrario, onorandone la memoria, educandosi a rielaborare, a rivivere, a ripensare, riconoscendo come le esperienze vissute, le scelte (e, di conseguenza, le rinunce) compiute corrispondano alla strada percorsa, senza la quale non potremmo trovarci alla tappa del cammino della vita di quel dono straordinario e misterioso che si chiama presente.

E allora non possono che risuonare, fortissime, alcune delle parole dell’omelia di Papa Leone alla S. Messa vissuta nella mattinata di domenica 3 agosto, il grande momento conclusivo dell’esperienza: “Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima (cfr Ap 3,20). Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito.“.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

Collage Articolo 'Aspirate a cose grandi...'