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L’infinita misericordia di Dio: è Cristo che apre il suo cuore e dona tutto il suo amore“, con queste parole il Vescovo Giampaolo ci ha preparati a varcare la Porta Santa. Il Vescovo, infatti, ha voluto essere presente all’evento, condividendo l’esperienza e partecipando attivamente fin dai tre incontri di preparazione proposti dalla Pastorale Giovanile.
Toccare quella porta e attraversarla è come passare attraverso il cuore di Gesù: la sua infinita misericordia“, ci ha annunciato il Vescovo, e così ci ha chiesto di tenere il cuore aperto e sempre disponibile alla sua chiamata all’amore.

Sperare contro ogni speranza“. Lo scriveva san Paolo nella Lettera ai Romani 4, 18; sembrava conoscere già la cultura attuale in cui veniva proposto il Giubileo degli Adolescenti.
Ha sorpreso la folla di ragazzi che hanno aderito, più di novemila solo dal Triveneto. È stato un segno palpitante per le nostre Chiese del Nord-Est: giovani entusiasti e desiderosi di essere protagonisti della loro fede in Gesù.
Nel suo complesso, l’evento è stato un momento di grande speranza, intessuto di amicizia, bellezza, fatica, gioia, in un clima di consapevolezza del dono di una comunità credente che abbraccia il mondo. È stato un cammino interiore, scandito da tappe che ci hanno coinvolto prima e durante il Giubileo, e che continueranno a interpellarci nel prossimo futuro, come per l’appuntamento programmato per venerdì 23 maggio. Un percorso segnato da momenti che hanno aperto il cuore alla fede, orientato il desiderio di un’amicizia più grande, alimentato la comunione tra i giovanissimi della Diocesi.

I ragazzi hanno partecipato, al venerdì, alla preghiera della Via Lucis; al sabato, hanno vissuto il passaggio della Porta Santa di San Paolo Fuori le Mura; la domenica, la Messa in Piazza San Pietro.
Un’avventura che ha visto adolescenti e giovani educatori farsi compagni di viaggio, pellegrini di speranza. Ci è mancata la presenza di Papa Francesco e la canonizzazione del Beato Carlo Acutis, in riferimento alla quale il Vescovo aveva donato un libro ai partecipanti per approfondirne la figura.
Ci rimane, tuttavia, il dono di amicizie nate e consolidate, di una fatica condivisa, di una comunità più grande: quella di una Chiesa fatta di ragazzi che ha riempito Piazza San Pietro e Via della Conciliazione ben oltre le aspettative! Ora spetta a noi continuare a lavorare perché la speranza continui ad ardere nei nostri cuori, come Papa Francesco ci ha indicato.

 

Don Giovanni Vianello
Delegato diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale

Immagine Articolo 'Ardono di speranza i nostri cuori'

Il passaggio attraverso la Porta Santa è durato solo pochi istanti, ma racchiude in sé una serie di intenzioni, riflessioni, incontri e scelte profonde. È stato il culmine di un cammino iniziato prima del Giubileo, attraverso momenti di preparazione, penitenza e ascolto, accompagnati dai sacerdoti e dagli educatori che, con pazienza, ci hanno guidato e hanno risposto alle nostre domande.

Il Vescovo Giampaolo ci ha invitati a interrogarci: è più importante l’evento o il cammino che lo ha preceduto e che lo seguirà?
Il vero valore sta proprio nel percorso: negli incontri di preparazione che ci hanno coinvolto in attività di conoscenza e riflessione; nelle scelte personali che ci hanno spinti a superare paure e dubbi per accettare la proposta di partecipazione; nella confessione del Sabato Santo, che ci ha introdotti nel vero senso del Giubileo e preparati al passaggio attraverso la Porta Santa.

L’esperienza è stata bella seppure imperfetta: ci sono state fatiche, imprevisti, riorganizzazioni dovute anche alla morte del Papa. Ma l’importante è ora elaborare ciò che abbiamo vissuto, affinché non resti solo un bel ricordo, ma diventi parte viva della nostra storia personale.
Attraversando quella Porta, abbiamo affidato a Dio non solo le nostre speranze, ma anche quelle dei familiari, degli amici e di tutte le persone che abbiamo portato nel cuore e con cui abbiamo condiviso la scelta di vivere questa esperienza.

Una cosa che ci ha colpito durante il momento di preghiera alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura è stata la moltitudine di adolescenti presenti e che hanno partecipato attivamente, cantando e battendo le mani al ritmo dei canti. L’enorme Basilica si è riempita per ben tre volte, solamente per i partecipanti delle Diocesi del Triveneto, e ciò fa capire ancora meglio quanti ragazzi hanno preso parte a questa grande avventura.
Dopo il passaggio della Porta Santa, ci sono state poste alcune domande che ci hanno aiutato a capire che il gesto simbolico di attraversare la Porta non basta: siamo chiamati a un cambiamento concreto, a un nuovo atteggiamento nel cammino dietro al Signore.
Siamo stati accompagnati anche dalla lettura di alcune riflessioni, tutte introdotte dalla frase: “Cerco una porta che mi permetta di entrare…”:

  • Nelle relazioni che viviamo: il desiderio di costruire legami veri e profondi, non fermandosi alla superficialità;
  • Nel mondo: il sogno di portare speranza anche dove sembra non essercene più, riconoscendo che, anche nel nostro piccolo, possiamo fare la differenza;
  • Dentro di noi: la domanda su quali porte abbiamo attraversato, stiamo attraversando e vogliamo attraversare, per orientarci sempre più verso la luce;
  • Nell’eternità: la ricerca di un senso più grande, la certezza che siamo parte di un disegno d’amore che ci supera e ci chiama.

Un’occasione che ci ha invitato a prendere sul serio la nostra vita e la speranza che custodiamo in essa: attraversare la Porta Santa è stato un gesto simbolico, ma la vera sfida è scegliere ogni giorno di camminare verso la luce, lasciandoci guidare dalla speranza e dalla fiducia nel Signore.

 

Beatrice e Claudia Tiozzo Brasiola
Azione Cattolica Chioggia

Immagine Articolo 'Il passaggio della Porta Santa'

C’è per te un messaggio, un tema oppure una situazione che ti ha particolarmente toccato in questi giorni?

Una domanda in apparenza semplice, spontanea. Ma che nasconde una piccola insidia, soprattutto quando l’esperienza che si è vissuta sta per concludersi, portando con sé un bagaglio significativo di emozioni, di fatiche, di pensieri che ormai corrono velocemente verso casa.
È il rischio di cui spesso parla il Vescovo Giampaolo rivolgendosi ai giovani, un messaggio che non è mancato anche lungo la strada del ritorno dal Giubileo degli Adolescenti, vissuto a Roma lo scorso fine settimana: “Non è la quantità delle esperienze affrontate a fare la differenza, a cambiare la vita, ma la capacità di rielaborare, di far sì che ciò che si è vissuto non si limiti alla dimensione del passatempo e affondi le proprie radici in profondità, pizzicando le corde più sensibili della propria esistenza“.

Significativa, allora, è la risposta di Lorenzo P., di sedici anni, che è stato colpito dal fatto di poter “cogliere gli imprevisti come opportunità“.
[Fin da prima della partenza per il Giubileo], ci sono stati diversi “imprevisti” – tra tutti, la morte del Papa – che hanno portato a stravolgere completamente il programma, ma ci sono stati anche tanti altri piccoli imprevisti, come il campo mobile che ci ha ospitato a Roma, il freddo durante la notte, i “letti”… Non lo avrei mai immaginato per la mia vita, però, dai, sono riuscito a prenderla con filosofia“.
Una risposta che, proprio come la domanda, nasconde una sfumatura più profonda. Perché ciò che ha spinto a prendere parte a questa avventura non è confortevole, agiato, “comodo”. “Il Risorto ci scomoda, ci scomoda sempre“, come ha sottolineato con forza don Giovanni durante l’omelia della S. Messa celebrata in suffragio di Papa Francesco, nel giorno dei funerali. Una scomodità che, spesso, disarma, che mette alla prova, ma che permette alla propria vita di aprirsi a una prospettiva più grande, più autentica, più vera.

E ancora Giulia D., di quindici anni, scrive: “La cosa che mi ha colpita di più durante il Giubileo è stato il fatto di aver avuto la possibilità di ottenere un perdono più “speciale” rispetto a quello che, [nell’ordinario], si riceve con il sacramento della confessione. Passare attraverso la Porta Santa è stato molto emozionante, ho avuto l’occasione di consolidare di più la mia fede e credo sia una cosa che mi ricorderò per tutta la vita“.
Una risposta che non può non aprire il cuore, che meraviglia. E che ci conferma ancora una volta come l’orizzonte del futuro sia più limpido di quanto generalmente viene raccontato. La straordinaria capacità delle persone, soprattutto dei più giovani, di spiazzarci, di cogliere il bello dove altri trovano solamente un ostacolo, di sorprenderci quando ne viene data loro l’opportunità.
L’orizzonte di una speranza che non delude, mai.

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

Immagine Articolo 'Il Risorto ci scomoda'