Archivio Tag: Sottomarina

Il Giubileo che abbiamo aperto […] in Cattedrale ci invita ad essere “pellegrini di speranza”.

Questo santuario è una delle chiese giubilari della nostra diocesi, dove possiamo accostarci alla Confessione e compiere quei gesti che la Chiesa ci propone per ottenere quella misericordia sovrabbondante che caratterizza un Giubileo. In questo luogo Maria ha spronato i nostri padri a intraprendere un cammino di conversione; è un appello che risuona anche oggi. È Maria che invita proprio noi a diventare pellegrini di speranza.

Le domande che possiamo porci oggi sono semplici ma essenziali: «Desidero intraprendere questo pellegrinaggio?», «Cosa cerco se c’è qualcosa che cerco e desidero per quest’anno santo?», «Il dono di Dio è a disposizione di ciascuno, ma noi lo desideriamo questo dono? Ci interessa?».

I magi sono un esempio bello e provocante all’inizio di quest’anno: loro avevano domande, desideri, si sono messi in cammino, hanno lasciato i loro palazzi confortevoli e hanno intrapreso un cammino scomodo e rischioso. I magi sono stati “pellegrini di speranza” nonostante avessero la forza del loro sapere, avessero ricchezze e una vita agiata; ma questo non riempiva il loro cuore. Cercavano un re da adorare forse perché consapevoli che il sapere, la ricchezza e la vita agiata erano solo degli idoli ma non un Dio da adorare.
I magi avevano le loro verità ma non erano chiusi nelle loro idee e nelle loro abitudini; erano curiosi di aprirsi ad altre prospettive, onesti cercatori di un di più per la loro vita. Dio si lascia trovare da chi lo cerca, mentre rimane una statua inerme e senza vita per coloro che si accontentano di quello che sono. E noi cristiani del XXI secolo rischiamo di essere soddisfatti di una religione statica, legata alle nostre abitudini, ripetitiva nei gesti e nelle parole, spesso annoiata e brontolona delle mille cose che non vanno, ma lontana dalla prospettiva di diventare pellegrini e inquieti cercatori di un di più.

La prima caratteristica del pellegrino di speranza è mettersi in discussione, uscire dalla zona di conforto della propria fede e vita cristiana. Possono essere tante le zone di conforto: la mia Messa, a quell’ora perché mi è comodo; il mio gruppo dove mi sento a casa e faccio le cose che mi piacciono; il mio modo di pregare, sempre lo stesso da anni; la confessione ripetitiva e formale; l’attaccamento alle mie devozioni che mi danno sicurezza; un Dio incastrato tra mille altre cose a cui dare qualche spicciolo del mio tempo prezioso.
I magi sono attratti da una stella. Il termine desiderio deriva proprio da siderum che in latino significa stella. Il desiderio ci attrae, ci spinge a rischiare, a metterci in cammino quando le cose non sono chiare, senza sapere se effettivamente riusciremo a trovare una risposta a quello che cerchiamo. Senza desideri non ci metteremmo in cammino. Quando non desideriamo più, siamo fermi, in un certo senso siamo già morti.

I magi sono così desiderosi di raggiungere la loro meta che hanno l’umiltà di chiedere, di farsi aiutare.
Se ci sentiamo autosufficienti, se siamo orgogliosi dei nostri pensieri, del nostro modo di vivere, non cercheremo mai un aiuto. Dio si lascia trovare da chi lo cerca ed è disposto a trovarlo dove non pensava potesse esserci. Cercavano un re e trovano un bambino; cercavano una città importante e si trovano in un villaggio sconosciuto; cercavano un palazzo reale e trovano una stalla.
I pellegrini di speranza non possono essere persone chiuse nel loro piccolo mondo. Occorre aprirsi alla novità e non intestardirsi a ripercorre i tratti di strada che ormai conosciamo bene. Forse proprio su quelle vie ormai consumate e battute Dio non si fa più trovare.
Dio è novità, Dio è oltre, Dio spesso è altrove rispetto a dove tu lo vorresti trovare. Noi siamo abituati a percorrere sempre le stesse strade e se non lo incontriamo diciamo che non c’è, ma lui c’è, c’è sempre, ma probabilmente è altrove e ti chiede di diventare pellegrino.

C’è un rischio per il Giubileo che ci sta davanti: ridurlo a una pratica, a delle formule, a dei gesti che non ci scomodano più di tanto. Il rischio è di essere come Erode che vorrebbe adorare il re ma rimane chiuso nel suo palazzo; o come i sacerdoti e gli scribi che sanno tutto delle Scritture ma non si schiodano dalle loro scrivanie.
Il Giubileo non può essere una pagina da leggere o una pratica da compiere, ma dev’essere un’esperienza da vivere, un incontro da desiderare, una vita che vogliamo riprendere in mano, un tesoro che forse non abbiamo ancora scoperto.

Si dice che l’Epifania tutte le feste si porta via, ma noi non vogliamo che ci venga rubata la speranza, vogliamo il coraggio dei magi, i desideri che come le stelle ci sospingono, la decisione di metterci in cammino, oltre i luoghi conosciuti, oltre le abitudini di sempre, oltre una fede ridotta a pratiche, oltre i nostri recinti… Possa il Giubileo regalarci l’incontro con Gesù, un Gesù che credevamo di conoscere ma non era così; sarà così se saremo insieme “pellegrini di speranza”.

 

Vescovo + Giampaolo

Immagine Articolo GiubileoTesto tratto dall’edizione n.° 3 del 19 gennaio 2025 di Nuova Scintilla, settimanale d’informazione della Diocesi di Chioggia

“Creare Casa”

Dal 3 al 5 gennaio 2024 si è svolto a Roma il consueto Convegno Nazionale Vocazioni. Questo appuntamento è diventato una tappa fissa all’inizio dell’anno per il Centro Diocesano Vocazioni, che, sfruttando la modalità online per seguirlo, si è ritrovato in quei tre giorni presso Casa San Luigi delle Serve di Maria Addolorata, a Sottomarina. Il tema del Convegno, organizzato dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale … Continua a leggere “Creare Casa” »

Partecipando al Convegno Nazionale Vocazioni, mi ha particolarmente provocato la lectio biblica proposta nel pomeriggio del primo giorno di lavori da Barbara e Stefano Rossi, collaboratori dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI. La coppia di sposi ci ha aiutati a immergerci con più profondità nelle due annunciazioni dei Vangeli del tempo di Natale, la prima quella a Maria (Lc 1, 26-38) e la seconda quella rivolta, invece, a Giuseppe (Mt 1, 18-25): due “sì” differenti, ma entrambi proiettati ad accogliere Gesù, fine al quale sono rivolte tutte le vocazioni.

La vocazione di Maria si realizza nel “qui e ora” che ella sta vivendo e non è solo per lei, ma è anche e soprattutto per altri (il Vangelo stesso, a sottolineare ciò, colloca l’annunciazione nel sesto mese di gravidanza di Elisabetta). Come il “sì” di Maria, quindi, anche i nostri personali “sì” non devono essere vissuti esclusivamente per noi ma all’interno di una rete di relazioni. Ogni chiamata è quindi per la comunità: non per una auto-realizzazione personale, ma per il bene di tutti. In questo “tutti” però non possiamo includere solo le nostre relazioni più prossime: la vocazione si inserisce in una storia più ampia, pur partendo dalla storia personale, indipendentemente da quanto essa sia inadeguata ai nostri occhi rispetto a quello che Dio ci chiama a essere. Nella vocazione Dio, infatti, ci consegna il suo stesso sogno – come fu per Maria e Giuseppe – e ci chiede di dargli fiducia perché Egli stesso si fida di noi.

Dall’altra parte, la vocazione di Giuseppe ci dice che quando il Signore chiama sconvolge i nostri piani. Questo spesso ci turba, ma saper stare in questo turbamento testimonia la veridicità della nostra chiamata e dice che essa è mezzo per sentirci amati da Dio (condizione necessaria per saper amare). Proprio in virtù di questo sentirci amati, la vocazione ci spinge ad andare oltre le norme e le nostre personali convinzioni. Andare oltre significa non fermarsi al sentirci “a posto” ma arrivare a percorrere la strada che Dio ha voluto, scelto e tracciato per ognuno noi.

Ecco che ogni chiamata diventa motivo per non rimanere spettatori passivi ma per mettersi in movimento, come Maria, come Giuseppe. L’atteggiamento deve essere quello “contempl-attivo”: non è sufficiente unicamente contemplare il mistero che abita ogni annunciazione, ogni vocazione, ma occorre rispondere attivamente. La risposta attiva non sempre è facile, non sempre è immediata, ma se impariamo a spezzettare il tempo saremo in grado di portare a compimento il desiderio di Dio per noi.

 

Daniele Mozzato
Seminarista del primo anno

Il giorno giovedì 13 ottobre 2022 prenderà avvio la tradizionale proposta di preghiera mensile per tutte le vocazioni: si tratta di una serie di appuntamenti che, promossi dal Centro Diocesano Vocazioni e rivolti ai Vicariati di Chioggia e di Sottomarina, propone un momento di preghiera e di riflessione collettive, intervallate dal canto e dall’adorazione personale silenziosa.

Tutti gli incontri si svolgeranno presso la chiesa del Seminario Vescovile Diocesano a partire dalle ore 21:00 e si inseriranno nel percorso tematico scelto a livello diocesano per l’Anno Pastorale 2022-23, che avrà ufficialmente inizio il giorno sabato 1° ottobre 2022: “Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10, 42).

Teniamo accesa la fiamma della preghiera

Elezione: Gesù Chi-Ama

Il giorno giovedì 14 ottobre 2021 è ripresa la Veglia di Preghiera per tutte le Vocazioni proposta dal Centro Diocesano Vocazioni, un breve momento di preghiera e di riflessione che si propone come segno di affidamento al Signore per il dono di nuove vocazioni. “Le scelte più coraggiose sono frutto della preghiera. Quante volte passiamo tutta la notte pregando e combattiamo per chiedere almeno una … Continua a leggere Teniamo accesa la fiamma della preghiera »

Continua il cammino

Centro Diocesano Vocazioni (Anno Pastorale 2021-22)

Riparte da ottobre il cammino per le ragazze e i ragazzi del gruppo vocazionale. E, dopo i primi tre anni del Gruppo “Il Sicomoro”, è giunto il momento di articolare il percorso in tre esperienze diversificate, sia per il crescente numero dei partecipanti sia per proporre itinerari più adeguati all’età: 1. Il Mandorlo è una proposta per preadolescenti (dagli 11 ai 13 anni). Un ramo … Continua a leggere Continua il cammino »

Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni (13 maggio 2021)

Testimonianza di don Giovanni Pojer

Estratto della testimonianza di don Giovanni Pojer, giovane salesiano che presto riceverà l’ordinazione sacerdotale. “Signore, Ti affido tutto per avere indietro tutto, perché voglio tutto. E non sono pronto a rinunciare a niente delle grazie che Tu sei pronto a donarmi.”

“La santificazione è un cammino comunitario da fare due a due”

Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni (13 maggio 2021)

“Nessuno può sperimentare il valore della vita senza volti concreti da amare. […] perché la vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà“. Si tratta di un messaggio in apparenza semplice, ma assolutamente radicale, quello che papa Francesco ha voluto trasmettere in occasione della recente Giornata Mondiale di … Continua a leggere “La santificazione è un cammino comunitario da fare due a due” »

“Il Ciak dei Ragazzi”: la “figlia” di Madre Teresa di Calcutta originaria di Sottomarina

Suor Mariam è una "figlia" di Madre Teresa di Calcutta originaria di Sottomarina.La sua semplicità e tenacia ricordano la sua fondatrice.Ascoltiamo la sua testimonianza.#ilciakdeiragazzi#animatoriparrocchia Pubblicato da Il Ciak dei Ragazzi su Giovedì 17 settembre 2020 Una bellissima proposta da parte dei giovani dell’Unità Pastorale San Martino – Beata Vergine di Lourdes: la testimonianza di suor Mariam, Missionaria della Carità.