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“Se avessi mille vite, le donerei tutte”.
Questo il titolo tratto da una frase di San Daniele Comboni per il Campo Vocazionale 2025, che si è svolto a Limone sul Garda (BS) dal 20 al 23 agosto e che ha visto coinvolti ventidue tra ragazze e ragazzi della scuola secondaria di primo e di secondo grado.

Il tema centrale della proposta è stato quello della missione e del dono di sé, un filo conduttore che ha guidato i partecipanti per quattro giorni.
Accompagnati da don Giovanni Vianello (delegato diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale), don Matteo Scarpa, don Simone Doria e da sei educatori del Centro Diocesano Vocazioni, il gruppo ha iniziato l’esperienza a Verona, facendo tappa al Museo Africano, dove tutti si sono immersi nel mondo, il continente africano, a cui San Daniele ha dedicato la propria vita.
Ad accoglierli, per primo, Roberto Valussi, Digital Content Creator per la rivista missionaria ‘Nigrizia’, che ha affrontato il tema dell’informazione legato all’Africa per abbattere stereotipi e false notizie; successivamente, tutti i partecipanti, a coppie, hanno avuto l’opportunità di mettersi alla prova con un gioco della tradizione africana, noto con moltissimi nomi, tra i quali ‘wari’ e ‘awélé’.
Nella seconda parte della giornata, una volta arrivati a Limone sul Garda, presso la struttura gestita dai missionari comboniani, si è tenuta la Messa di apertura dell’esperienza, nel corso della quale don Giovanni ha incoraggiato tutti a coltivare uno “sguardo attento”, capace di scorgere la bellezza nei giorni di fraternità, invitando a trovare momenti di silenzio interiore, in sintonia con la tranquillità del luogo.

Il secondo giorno, il gruppo ha avuto modo di conoscere più approfonditamente la figura di San Daniele Comboni, guidati da padre Donato, missionario comboniano che ha vissuto per trent’anni in Togo. In tarda mattinata, poi, si è unito anche il vescovo Giampaolo, accompagnato da due signore che, nelle occasioni dei campi precedenti, si erano dedicate al servizio della cucina.
Dopo aver celebrato la Messa insieme, tutto il gruppo ha ascoltato le testimonianze di suor Pompea e di fratello Antonio, entrambi missionari comboniani. Nonostante le difficoltà affrontate rispettivamente in America Latina e in Africa (in particolare, in Congo), i due hanno trasmesso la gioia profonda della loro vocazione, sottolineando come la presenza di Dio non li abbia mai abbandonati. E, a seguito delle testimonianze e della condivisione insieme, il vescovo ha lasciato al gruppo tre spunti di riflessione e di lavoro: il primo, coltivare l’originalità di ciascuno (originalità come altro nome della vocazione); il secondo, scoprire la bellezza della presenza di Dio, una presenza sempre discreta; il terzo, scoprire la missione anche tra i giovani, riassumendo con la frase: “Salvare i giovani con i giovani“.

Il terzo giorno si è aperto con una proposta di celebrazione penitenziale, un momento di riflessione per poter ringraziare e chiedere perdono. A seguire, c’è stata la visita alla chiesa parrocchiale di San Benedetto, dove si trovano il fonte battesimale di San Daniele Comboni e alcune reliquie del santo, e, nel pomeriggio, la visita al Castello Scaligero di Malcesine.

L’esperienza si è conclusa, il quarto giorno, con un tempo di condivisione e la Messa. I partecipanti, nel corso di entrambi i momenti, hanno espresso la loro gratitudine per i giorni trascorsi insieme, per le testimonianze ricevute e per aver riscoperto l’importanza di fermarsi per apprezzare ciò che si ha, riscoprendo ancora una volta come la stessa vita non possa che essere riconosciuta come un dono.

Il campo vocazionale è stato un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza, un’esperienza che continua ad accompagnare i giovani nella scoperta della loro vocazione alla vita e della presenza di Cristo.

 

Giulia Alfiero
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

L’infinita misericordia di Dio: è Cristo che apre il suo cuore e dona tutto il suo amore“, con queste parole il Vescovo Giampaolo ci ha preparati a varcare la Porta Santa. Il Vescovo, infatti, ha voluto essere presente all’evento, condividendo l’esperienza e partecipando attivamente fin dai tre incontri di preparazione proposti dalla Pastorale Giovanile.
Toccare quella porta e attraversarla è come passare attraverso il cuore di Gesù: la sua infinita misericordia“, ci ha annunciato il Vescovo, e così ci ha chiesto di tenere il cuore aperto e sempre disponibile alla sua chiamata all’amore.

Sperare contro ogni speranza“. Lo scriveva san Paolo nella Lettera ai Romani 4, 18; sembrava conoscere già la cultura attuale in cui veniva proposto il Giubileo degli Adolescenti.
Ha sorpreso la folla di ragazzi che hanno aderito, più di novemila solo dal Triveneto. È stato un segno palpitante per le nostre Chiese del Nord-Est: giovani entusiasti e desiderosi di essere protagonisti della loro fede in Gesù.
Nel suo complesso, l’evento è stato un momento di grande speranza, intessuto di amicizia, bellezza, fatica, gioia, in un clima di consapevolezza del dono di una comunità credente che abbraccia il mondo. È stato un cammino interiore, scandito da tappe che ci hanno coinvolto prima e durante il Giubileo, e che continueranno a interpellarci nel prossimo futuro, come per l’appuntamento programmato per venerdì 23 maggio. Un percorso segnato da momenti che hanno aperto il cuore alla fede, orientato il desiderio di un’amicizia più grande, alimentato la comunione tra i giovanissimi della Diocesi.

I ragazzi hanno partecipato, al venerdì, alla preghiera della Via Lucis; al sabato, hanno vissuto il passaggio della Porta Santa di San Paolo Fuori le Mura; la domenica, la Messa in Piazza San Pietro.
Un’avventura che ha visto adolescenti e giovani educatori farsi compagni di viaggio, pellegrini di speranza. Ci è mancata la presenza di Papa Francesco e la canonizzazione del Beato Carlo Acutis, in riferimento alla quale il Vescovo aveva donato un libro ai partecipanti per approfondirne la figura.
Ci rimane, tuttavia, il dono di amicizie nate e consolidate, di una fatica condivisa, di una comunità più grande: quella di una Chiesa fatta di ragazzi che ha riempito Piazza San Pietro e Via della Conciliazione ben oltre le aspettative! Ora spetta a noi continuare a lavorare perché la speranza continui ad ardere nei nostri cuori, come Papa Francesco ci ha indicato.

 

Don Giovanni Vianello
Delegato diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale

Immagine Articolo 'Ardono di speranza i nostri cuori'

Nei giorni scorsi, durante il Giubileo degli Adolescenti, ho avuto modo di riflettere sulla grande grazia che Dio mi ha fatto donandomi la gioia di ricevere il Ministero del Lettorato in un anno così speciale come questo, in occasione dell’ormai prossima Veglia Diocesana di Preghiera per tutte le Vocazioni. Proprio a Roma, infatti, centinaia di migliaia di adolescenti hanno potuto attraversare la Porta Santa per toccare con mano la Misericordia di Dio, attorno alla quale ruotano tutte le Scritture. E non solo: in questo 2025, il Vescovo Giampaolo ci chiede di lavorare tutti assieme per costruire, nella nostra Diocesi, le Comunità Cristiane Sinodali mettendo al centro proprio la Parola.

Due coincidenze? Non credo… Credo, piuttosto, che il Signore ci stia interpellando, anche per vie diverse, a ricentrarci proprio su quella che è una delle colonne portanti della nostra fede: appunto, la «Roccia della Parola».

Ricevere il Lettorato in questo 2025, assume per me un valore ancora più grande: anche se si tratta di un ministero minore, infatti, sento forte la chiamata di Cristo a incarnare nella mia vita la sua Parola, seppur con i miei limiti e le mie fragilità. Ma d’altra parte, come scriveva San Paolo, noi abbiamo “un tesoro racchiuso in vasi di creta, una straordinaria potenza che non viene da noi, ma appartiene a Dio” (2Cor 4,7). Allora, anche se riconosco il mio essere “creta”, anche se so di essere fragile, sono comunque certo che la straordinaria potenza del tesoro che è la Parola di Dio colmerà i miei limiti e mi permetterà di conformarmi sempre più a essa, così da portarla agli altri nella mia vita e, a Dio piacendo, nel ministero sacerdotale.

 

Daniele Mozzato
Seminarista

Immagine Articolo Daniele Mozzato (Lettorato)

Il passaggio attraverso la Porta Santa è durato solo pochi istanti, ma racchiude in sé una serie di intenzioni, riflessioni, incontri e scelte profonde. È stato il culmine di un cammino iniziato prima del Giubileo, attraverso momenti di preparazione, penitenza e ascolto, accompagnati dai sacerdoti e dagli educatori che, con pazienza, ci hanno guidato e hanno risposto alle nostre domande.

Il Vescovo Giampaolo ci ha invitati a interrogarci: è più importante l’evento o il cammino che lo ha preceduto e che lo seguirà?
Il vero valore sta proprio nel percorso: negli incontri di preparazione che ci hanno coinvolto in attività di conoscenza e riflessione; nelle scelte personali che ci hanno spinti a superare paure e dubbi per accettare la proposta di partecipazione; nella confessione del Sabato Santo, che ci ha introdotti nel vero senso del Giubileo e preparati al passaggio attraverso la Porta Santa.

L’esperienza è stata bella seppure imperfetta: ci sono state fatiche, imprevisti, riorganizzazioni dovute anche alla morte del Papa. Ma l’importante è ora elaborare ciò che abbiamo vissuto, affinché non resti solo un bel ricordo, ma diventi parte viva della nostra storia personale.
Attraversando quella Porta, abbiamo affidato a Dio non solo le nostre speranze, ma anche quelle dei familiari, degli amici e di tutte le persone che abbiamo portato nel cuore e con cui abbiamo condiviso la scelta di vivere questa esperienza.

Una cosa che ci ha colpito durante il momento di preghiera alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura è stata la moltitudine di adolescenti presenti e che hanno partecipato attivamente, cantando e battendo le mani al ritmo dei canti. L’enorme Basilica si è riempita per ben tre volte, solamente per i partecipanti delle Diocesi del Triveneto, e ciò fa capire ancora meglio quanti ragazzi hanno preso parte a questa grande avventura.
Dopo il passaggio della Porta Santa, ci sono state poste alcune domande che ci hanno aiutato a capire che il gesto simbolico di attraversare la Porta non basta: siamo chiamati a un cambiamento concreto, a un nuovo atteggiamento nel cammino dietro al Signore.
Siamo stati accompagnati anche dalla lettura di alcune riflessioni, tutte introdotte dalla frase: “Cerco una porta che mi permetta di entrare…”:

  • Nelle relazioni che viviamo: il desiderio di costruire legami veri e profondi, non fermandosi alla superficialità;
  • Nel mondo: il sogno di portare speranza anche dove sembra non essercene più, riconoscendo che, anche nel nostro piccolo, possiamo fare la differenza;
  • Dentro di noi: la domanda su quali porte abbiamo attraversato, stiamo attraversando e vogliamo attraversare, per orientarci sempre più verso la luce;
  • Nell’eternità: la ricerca di un senso più grande, la certezza che siamo parte di un disegno d’amore che ci supera e ci chiama.

Un’occasione che ci ha invitato a prendere sul serio la nostra vita e la speranza che custodiamo in essa: attraversare la Porta Santa è stato un gesto simbolico, ma la vera sfida è scegliere ogni giorno di camminare verso la luce, lasciandoci guidare dalla speranza e dalla fiducia nel Signore.

 

Beatrice e Claudia Tiozzo Brasiola
Azione Cattolica Chioggia

Immagine Articolo 'Il passaggio della Porta Santa'

Anche quest’anno il Centro Diocesano Vocazioni ha partecipato al Convegno Nazionale Vocazioni organizzato dalla CEI – Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni insieme al Servizio Nazionale di pastorale giovanile, dal 3 al 5 gennaio 2025.
L’équipe della pastorale vocazionale ha seguito i lavori convegnistici da remoto, usufruendo di tale modalità per vivere un momento di fraternità tra i componenti presso la “Casa di spiritualità Santa Dorotea” di Asolo (TV), ascoltando gli interventori in sincrono con la capitale e discutendo i temi trattati e le riflessioni proposte sul tema: “Credere Amare Sperare […] progettare itinerari di pastorale giovanile e vocazionale”.

Preziosa la presenza del Vescovo Giampaolo, il quale nella mattina di venerdì 3 gennaio ha offerto ai presenti un’illuminante lectio sul tema degli itinerari, in particolare l’itinerario spirituale dei magi presentato dalla liturgia il giorno dell’Epifania del Signore (Mt 2,1-12); un cammino auspicabile il loro, paradigmatico per le proposte del Centro Diocesano Vocazioni, al quale è affidata una giovane porzione del popolo di Dio nella nostra diocesi in cui seminare i valori insiti nel suddetto Vangelo: essere adoranti e dono al Verbo incarnato.

Il Convegno si è aperto con una relazione dal tema: “La Parola nella Pietra” di p. Filippo Carlomagno della Compagnia di Gesù, il quale ha introdotto i tanti significati biblici e teologici degli elementi architettonici della Sagrada Família, segni che ciascuno può reinterpretare nella vita, nel proprio cammino spirituale, segni che sono l’accesso per i nostri giovani ai misteri della fede, immagini icastiche che provocano la ricerca, specie in questo anno di Grazia nel quale la Chiesa fa esperienza della Misericordia del Signore e in essa i nostri ragazzi sono accompagnati dagli educatori vocazionali ad attingere dalla Parola anche nel supporto artistico, scultoreo e liturgico.

Il Convegno poi ha trattato l’esercitazione alla complessità, richiamando la necessità dell’esame di realtà in una società frammentata in cui però perseguire la sfida all’unità, la comunione di tutte le vocazioni.
Nello stesso contesto, di una società assai eterogenea, p. Andrea Picciau, gesuita, ha offerto al Convegno la sua esperienza, indicando ai delegati i criteri per progettare itinerari vocazionali, ponendo l’attenzione al lavoro di rete tra le parrocchie e le comunità, alla formazione degli educatori, la gradualità dei percorsi, invitando a sollecitare i giovani con maggiori responsabilità per la propria crescita, una responsabilità declinata come servizio e non potere, un esercizio di Carità.

I membri dell’équipe vocazionale, terminato l’ascolto con un approfondimento sulle reti digitali, che sono promettente strumento di condivisione, ma anche contatto previo e postumo con le “abitazioni” digitali dei partecipanti alle proposte della pastorale delegata a don Giovanni Vianello, hanno poi avuto occasione di confrontarsi lungamente quanto proficuamente nei propri lavori, effettuando una verifica dell’ultimo anno e riconoscendo le sfide future.

La Chiesa di Chioggia è in cammino, grazie al Padre è virtuosa: con fede segue una stella, con amore semina nei cuori dei giovani la Verità che ha ricevuto perché diventi senso della loro vita, con speranza attende i tempi di Dio perché germoglino e diventino frutti per essere donati a Colui che del dono è maestro, Gesù.

 

Simone Gazzignato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

CNV 2025 (3 gennaio 2025)

«Perché mi cercavate?»: queste le parole dell’evangelista Luca che hanno accompagnato i ragazzi dei Gruppi Vocazionali “Il Mandorlo”“Il Sicomoro” durante l’esperienza di fraternità vissuta tra il 28 e il 29 dicembre 2024. Il tema centrale? La “soglia”, intesa come quel momento cruciale nella vita di ciascuno, carico di entusiasmo ma anche di paure e di incertezze, una ‘porta’ da varcare.

La prima mattinata è stata arricchita dalla testimonianza di un’esperienza di missione in Burundi (tra i mesi di luglio e agosto 2024), che ha sottolineato l’importanza di uscire da sé stessi e di vivere in comunità.
Nel pomeriggio, poi, l’approfondimento del Vangelo di Luca ha permesso di confrontarsi con la figura di Gesù, che fin da giovane ha mostrato una chiara consapevolezza della propria missione: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Attraverso un percorso di condivisione e preghiera, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di riflettere sulle proprie “soglie” personali, mettendo in luce le gioie e le paure che accompagnano questi momenti di cambiamento.
La giornata quindi si è conclusa con un’introduzione al Giubileo 2025, animata da don Giovanni Vianello. E giochi e risate hanno accompagnato i ragazzi nel corso della serata.

La domenica mattina, il Vescovo Giampaolo ha benedetto l’icona e l’ambone posizionati nella nuova Cappella della Contemplazione e dell’Ascolto della Parola presso il Seminario Vescovile Diocesano. L’icona della Crocifissione, dono della Comunità Missionaria di Villaregia, riprende la raffigurazione da un’icona russa del XIV secolo della scuola di Novgorod. L’ambone, invece, proviene dalla Cattedrale di Chioggia.
Nella sua riflessione, il Vescovo, oltre a spiegare l’icona, ha sottolineato come questa cappella sia un luogo accogliente per i giovani, un po’ come le braccia materne di Maria.

L’esperienza di fraternità vissuta in seminario da una ventina di adolescenti, accompagnati da una decina di educatori, è culminata con la partecipazione alla Santa Messa di apertura dell’Anno Giubilare in Diocesi. Il Vescovo, nell’omelia, ha ribadito l’importanza delle comunità e della fraternità, invitando tutti a camminare insieme, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni: «Siano una cosa sola perché il mondo creda».

 

Nicola Chieregato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

Esperienza Missione (28 dicembre 2024)